A Roma la comunità cristiana eritrea si riunisce principalmente in due chiese site nel cuore del centro storico. San Tommaso in Parione ospita i fedeli cattolici di rito ge’ez, mentre la chiesa di San Salvatore in Campo, rinominata St. Michael, accoglie gli eritrei ortodossi di rito tewahedo. Altro luogo di culto di grande rilevanza è la chiesa di Santo Stefano protomartire in Vaticano. Nota come Santo Stefano degli abissini, insieme all’annesso Pontificio Collegio etiopico, testimonia la presenza di monaci e pellegrini etiopici a Roma nel corso dei secoli. Il Collegio pontificio ospita attualmente un modesto numero di sacerdoti eritrei ed etiopi e vi opera il debterà (maestro di canto liturgico) e direttore di coro Abraham Beyene Hadgu, a cui è affidata anche la guida del coro di San Tommaso in Parione.
Tutti i fedeli eritrei ed etiopi di Roma nella metà degli anni Settanta celebravano il rito ge’ez in Santo Stefano degli abissini. In pochi anni, la progressiva crescita della comunità laica stabile portò all’assegnazione di un luogo di culto fuori dalle mura vaticane: la chiesa di San Tommaso in Parione che per più di un ventennio accolse fedeli sia cattolici che ortodossi, etiopi ed eritrei. Questa “comunità di fede” che riuniva anche due nazioni in lotta fra loro, ha subito dagli anni Novanta un progressivo processo di frammentazione: gli etiopi ortodossi hanno trovato ospitalità nella chiesa dei SS. Gioacchino e Anna in via Cavour, mentre gli eritrei ortodossi a St. Michael.
In tutte le chiese la lingua liturgica è il ge’ez (antica lingua semitica). Gli strumenti utilizzati per accompagnare il canto monodico e la maestosa danza sacra aqwaqwam sono i kabaro (tamburi a botte bipelle), gli sänasel (sistri metallici) e i mäqwameya (bastoni di preghiera). I canti moderni, anch’essi monodici, amati dai giovani e spesso definiti dagli stessi mezmur, sono invece sostenuti dal suono delle tastiere nella chiesa di San Tommaso in Parione, solo dai kabaro e di sistri nella chiesa di St. Michael. Il microfono può essere utilizzato dai preti e diaconi per il canto liturgico o dai cantori solisti per l’esecuzione dei brani a struttura responsoriale che coinvolgono tutta l’assemblea.
L’archivio comprende numerosi documenti audiovisivi realizzati durante le principali festività liturgiche (Natale, Pasqua, feste patronali, Meskel) in entrambe le chiese di comunità e in S. Stefano in Vaticano.
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Filmato 1. Lidet, Natale eritreo, 6 gennaio 2024.
Il video presenta la danza sacra aqwaqwam eseguita durante la celebrazione del Natale (Lidet) dalla comunità cattolica eritrea di rito Ge’ez presso la chiesa di S. Tommaso in Parione e dalla comunità eritrea ortodossa Tewahedo nella chiesa di San Michael in piazza San Salvatore in Campo.
La danza prevede l’uso degli strumenti liturgici käbäro (tamburo), mäqqwamiya (bastone di preghiera), sänasél (sistro). L’aqwaqwam si compone di più formule melodico-ritmiche, eseguite su uno stesso testo liturgico. La melodia, il tempo, il ritmo e l’accompagnamento strumentale variano nel corso dell’esecuzione del brano in forma di “suite”. Il testo sacro in ge’ez viene prima cantillato giungendo per gradi a un’esecuzione sillabica in cui il ritmo dei tamburi diviene più incalzante sostenendo i movimenti di danza. Il video mostra l’esecuzione del canto Aman be Aman nei momenti finali della suite: wäräb e chäbchäbo. Il testo in lingua ge’ez annuncia la nascita di Gesù (Aman be-aman, menkire sib’hate lidetu: veramente, veramente la gloria della Sua nascita è meravigliosa).
Riprese e montaggio: Vanna Viola Crupi
Filmato 2. Fasika, Pasqua eritrea, 4 maggio 2024 .
Per proclamare la Resurrezione di Cristo il clero e alcuni fedeli in processione percorrono più volte il perimetro interno della chiesa, cantando al ritmo dei käbäro e dei sistri sänasél, mentre le donne dell’assemblea, col capo coperto da veli di garza bianca (natzela) innalzano candele e papiri e manifestano la propria gioia con grida di giubilo (ilil).
Di seguito i testi dei canti eseguiti durante la processione: Tinsa’ieke le-ile amene, birhaneke fenu dībiene: Per coloro che credono nella risurrezione, fai risplendere la Tua luce su di noi; We-midrinī tigebir Fasīka, tehatsība be-deme Kristos: La terra esulta, è stata lavata dal sangue di Cristo; Aman be-aman aman be-aman, tensi’a imine mutan: Veramente, veramente è risorto dalla morte.
Riprese e montaggio: Vanna Viola Crupi
Filmato 3. Meskel, eritrei ortodossi, 1 settembre 2017.
Con il Meskel gli eritrei, come gli etiopi, commemorano il ritrovamento della reliquia della croce di Cristo da parte della regina Elena, madre dell’imperatore Costantino. Dopo le celebrazioni liturgiche, la comunità eritrea ortodossa di Roma si riunisce nel piazzale antistante la chiesa di San Salvatore in Campo intorno al damerà, una pira che viene accesa in ricordo del ritrovamento della Santa Croce.
Mentre il falò brucia si eseguono numerosi mezmur accompagnati dai tamburi kabaro, finché la legna arsa non cade in terra. La festa coincide con la fine della stagione delle piogge. Alla festività religiosa si affiancano tradizionalmente i festeggiamenti per l’inizio della stagione del raccolto, caratterizzati da gesti rituali apotropaici come il saltare tre volte sulle braci, in segno di buona fortuna. La direzione del fumo e quella in cui cade la legna arsa è invece foriera di pronostici. Di seguito i testi di due dei mezmur eseguiti nel video: Hiye hiye, hiye nisegid kuline, habe qome igre Igzī’ine: inchiniamoci tutti ai piedi di Nostro Signore; Yomise le-ilīaye, aberih be-mesqeliye, oggi illuminerò il mio popolo con la mia Croce.
Riprese e montaggio: Vanna Viola Crupi
Filmato 4. Processioni santi Patroni: Kidane Meheret e San Michael, 2016.
Le principali festività delle comunità cattolica e ortodossa eritree a Roma, dedicate rispettivamente alla Vergine Maria nella chiesa cattolica di San Tommaso in Parione (Kidane Meheret, Patto della Misericordia) e all’Arcangelo Michele nella chiesa ortodossa di San Salvatore in Campo (rinominata Saint Michael), registrano la partecipazione attiva di fedeli di entrambe le comunità.
Entrambe le processioni sono organizzate intorno a tre gruppi che eseguono specifiche preghiere cantate: i giovani eseguono mezmur accompagnati da tamburi kabaro, il clero intona canti liturgici accompagnando la danza sacra aqwaqwam, e le donne cantano litanie o inni responsoriali, entrambi eseguiti a cappella e dedicati alla Madonna o ai santi. Nella comunità ortodossa, tuttavia, il canto femminile risuona prevalentemente al termine della processione, mentre in quella cattolica avviene lungo l’intero percorso.
Entrambe le processioni si svolgono in strada, percorrendo il perimetro esterno delle rispettive chiese e l’intero isolato circostante e rendendo visibile ai cittadini e ai turisti la presenza e l’identità culturale e spirituale delle comunità eritree nel tessuto urbano di Roma.
Riprese e montaggio: Vanna Viola Crupi
Finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU – missione 4 Istruzione e ricerca - componente 2, investimento 1.1 “Fondo per il Programma Nazionale della Ricerca (PNR) e Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN)” progetto PRIN_PNRR_22 n° P2022RMJB3
“Active archives and contemporary media: repatriation, participation, valorization of sound heritage and community memories” (ACTAR) CUP E53D23018820001